Daniela Madeddu

Femminicidio e violenza sulle donne

“Un ragazzo di 19 anni è stato arrestato dai carabinieri con accusa di molestie e lesioni. Vittima una studentessa”.

La cronaca negli ultimi anni ha reso purtroppo quotidiane notizie di questo tipo.

 Femminicidio,  violenza sulle donne, molestie sessuale, stalking, violenza domestiche e violenza extra-familiare, sono all’ordine del giorno, entrano nelle nostre case e nei studi clinici.

Quante donne sono costrette a subire, spesso in silenzio.

Infatti  i maltrattatori spesso non vengono denunciati, per cui il fenomeno rimane in gran parte occultato.

In ogni caso, i  dati delle  violenze sulle donne sono allarmanti, una donna su tre, nel mondo, subisce violenza.   La  prima causa di mortalità per le donne comprese fra i 25 e i 55 anni non è la guerra, non è il tumore e nemmeno gli incidenti stradali ma la violenza che subiscono dagli uomini.

La maggior parte della violenza avviene nell’ambito familiare ed esce dalle mura domestiche  solo quando viene denunciata o quando alcune volte si conclude con il delitto (femminicidio) con grande risonanza mediatica.

Ma c’è un’altra forma di violenza, quella psicologica, assai più diffusa e pressoché impossibile da rilavare, denunciare, quantizzare, che lascia segni più profondi sotto forma di autentiche menomazioni psichiche e disabilità sociali: fobie, incubi, svalutazione del sé, attacchi di panico.

La violenza  è la negazione della libertà, delle dignità e del benessere psicologico.

Il fenomeno è trasversale giacché  colpisce donne di diversa estrazione sociale, economica e culturale. Inoltre, la violenza, in special modo quella fisica, è sempre una violenza di genere poiché agita dal genere maschile sul genere femminile, usata dagli uomini per “comunicare” con le donne, per imporre la loro predominanza e il loro potere.

Il che spiega come, indipendentemente dal paese cui appartengono e dalla cultura da cui provengono, il comportamento dei soggetti maltrattanti è così simile da un capo all’altro del pianeta.

Ma come individuare in maniera precoce le condizioni di violenza cui la donna è soggetta  nel suo contesto di vita quotidiana e lavorativa?

Per rispondere a questa domanda si può fare riferimento a tre diversi tipi di violenza contro le donne: fisica, sessuale e psicologica, dentro la famiglia (da partner o ex partner) e fuori dalla famiglia (da sconosciuto, conoscente, amico, collega, parente ecc.).

Per violenza fisica si intende dalle forme più lievi a quelle più gravi: dalla minaccia di essere colpita fisicamente fino al tentativo di omicidio, dalle intimidazioni cioè farle paura con sguardi, azioni,gesti. Rompere gli oggetti di sua proprietà.

Per violenza sessuale vengono considerate le situazioni in cui la donna è costretta a fare o a subire contro la propria volontà atti sessuali di diverso tipo: stupro, tentato stupro, molestia fisica sessuale, attività sessuali degradanti e umilianti.

Le forme di violenza psicologica riguardano le denigrazioni, il controllo dei comportamenti, le strategie di isolamento, le intimidazioni e il ridicolizzare gli episodi di violenza.

La vittima di violenza può chiedere aiuto a diversi servizi: studi clinici, associazioni, centri antiviolenza, servizi sociali, pronto soccorso e Forze dell’Ordine. Servizi che offrono alle donne, un sostegno attivo: legale, psicologico, pedagogico e sociale.